Risonanze di Gio Cancemi (Pluriversum)

Risonanze di Gio Cancemi, pubblicato per i tipi di Pluriversum, è un libro diviso in due sezioni: racconti e poesie.

I primi a uscire dal tunnel e allinearsi nel campo da gioco sono i nove racconti, seguono le poesie.

Gli inni delle due formazioni sono simili, si mischiano e non creano dissonanze, ma riecheggiano tra gli spalti e nelle curve tra tifosi e striscioni, creando stupore e riflessioni, così il fenomeno fisico che si propagherà nell’aria sembrerà rispettare spartiti simili e viaggiare sulle onde della stessa sinfonia.

A fine lettura, il tutto risulta omogeneo, un qualcosa che si è coagulato nella stessa vena creativa e che poi è esploso su carta, come un atto inevitabile per l’artista e la sua maturazione, creando di quest’ultima un esemplare quasi metafisico.

Nella prima parte, quella dedicata ai racconti, le descrizioni sono molto accurate, senza risultare pesanti. Il lettore riesce a vedere ciò che, probabilmente, ha immaginato o visto l’autore. Si apre un sipario attivo e intimo tra chi ha scritto e chi sta leggendo. Tutto è chiaro, tragico, sanguinolento, spietato e incredibilmente reale, anche quando irrompono nella narrazione elementi più legati al genere Fantasy e Sci-fi.

L’onirico sconfina nella realtà, le fantasticherie occupano le verità, le guardie al confine sono andate vie, non ci sono più barriere e i cancelli restano aperti. Impetuoso e disgraziato è il destino riservato ai personaggi di queste storie, che si deframmentano e sognano, che sanguinano sui fogli e sperano che qualche lettore più sensibile stia pregando per loro. L’autore sembra non avere pietà per i suoi, è il loro dio; un dio cattivo e realista, capace di rovistare tra gli incubi e la pazzia, il sangue, le ossa e la materia che va in avaria. Lui è padrone di ciò che ha creato, nessuno può metterlo in dubbio. Quest’opera ne è la prova, testimone attendibile chiamata al banco, che sotto giuramento non vacilla, né temporeggia, ma va dritta al sodo.

La leva nella mano del macchinista è l’amore, ma non un amore da genere rosa, più un tormentarsi, ferirsi, distruggersi, farsi guidare da elementi fantastici, al fine di sanguinare insieme.

La lettura di questi racconti è molto scorrevole, appagante e stimolante, così senza rendersene conto si giunge alla seconda parte dell’opera. Quella dedicata alla poesia.

Le poesie non vanno a casaccio, ma seguono i binari già tracciati dai racconti che le hanno precedute, come ad allargare la prospettiva, dare nuovi punti di vista e rendere ancora più schietto e semplice, come solo la poesia può fare.

Il tutto è legato da diverse sfumature che richiamano l’opera, la vita e i tormenti di Pavese, come un impossibile appartenenza dell’uomo rispetto al mondo e l’inevitabile solitudine umana.

Il significato, la ricerca, il pensiero e la parola sono tutti elementi forti in questa sezione, e donano al lettore diversi spunti per riflettere e riflettersi in qualcosa che all’apparenza fa parte dell’autore, ma andando oltre lo strato superficiale si può scoprire qualcos’altro di molto più grande e collettivo.

Risonanze di Gio Cancemi è sicuramente un libro che noi lettori voraci ci sentiamo di consigliare a tutti.

Buona lettura!

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