La luna sul fuoco di Giovanni Pulci, Robin Edizioni

Con “Il mondo nei miei occhi” si parte, con “La luna sul fuoco” forse si arriva, o forse, è solo un disfare la valigia, riprendere fiato; perché il viaggio, dovremmo saperlo, non finisce mai.

Sempre con quella Sicilia negli occhi che sospira tra il profumo dei fiori zagara. Isola che sembra intatta alla sua vecchiaia e rinfresca la propria immagine da ragazzina nella poesia, a mo’ di corrente di risacca.

In fondo, già da tempo, anche la popolare “Crozza”, nella sua infinita tristezza, ci ha insegnato che:

«C’è nu giardinu ammezu di lu mari/tuttu ntessutu di aranci e ciuri/tutti l’acceddi cci vannu a cantari/puru i sireni cci fannu all’amuri».

L’autore impugna la spada della prosa e della poesia, così quest’ultima, spesso, si fonde meravigliosamente allo stile narrativo della prima.

Garibaldini che sbarcano a Caltanissetta, si frantumano amici e speranze, ci si rifugia nei ricordi d’infanzia e si respira l’aria buona della vendemmia e della vita agreste, poi c’è sempre il dovere di non dimenticare quel corpo in Via Caetani e ripassare la storia evocando il padre, anche solo per chiedere un consiglio. Altre cose è meglio dimenticarle, come certi appuntamenti e gli scambi di persone, un po’ di spazio nel baule delle rimembranze per un incontro amoroso speciale, per un compagno di scuola e un vecchio orologiaio. È una buona anima quell’anziana, ma le danno della strega; c’è poco da sorridere, mamma ha preparato la mandragola. “El Novio de la Muerte”, scandire certe parole può provocare una combustione, così si abbandona l’auto: c’è volontà di cambiare percorso, a meno che non fai il postino e adori passare tra le vigne. Vendette, Joe Petrosino, non sapevo chi fosse, è stato interessante scoprirlo, si chiude facendo il presepe.

Poi subentra in campo la poesia, dà il cinque alla compagna che esce e si butta nella mischia con la stessa tenacia nostalgica, e una fascia da capitano che non dissimula la nostalgia, la speranza, né quel legaccio di riscatti mancati e quella valigia di lettere di reclamo alla vita, ritornate al mittente. L’azione va rivista al VAR… Rigore. Sul dischetto le riflessioni si riavvolgono a nastro, la vita, la morte, l’amore, l’avvenire. Il timore è di tutto come di nulla, si pesa il silenzio. Lo stadio è muto. Gocce di sudore in volto e muscoli caldi. Le palpitazioni divengono elegiache, il lettore prova lo stesso sussulto che avrà provato l’autore mentre le scriveva.

Questa, che Giovanni Pulci e la Robin Edizioni regalano alla letteratura italiana contemporanea, è sicuramente un’opera che pesa e alza ghisa per tonificare il tessuto narrativo e poetico.

Lettori voraci consigliano vivamente, reclame più che dovuta. Ora tocca a voi fidarvi e lasciarvi trasportare nel carosello della penna di Pulci e nella genialità de La luna sul fuoco, che si pone come portagioie letterario e personale dell’autore, quanto collettivo di intere generazioni.

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